Grande meraviglia, Viola Ardone

In  questo  romanzo di formazione, il legame di una  ragazzina con  l’uomo che  decide di liberarla  rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere. Elba ha il nome di un fiume  del  Nord: è  stata  sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che  in  realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando  il  suo   “Diario dei malanni di mente” , e  raccontando  alle  nuove  arrivate in reparto dei  medici  Colavolpe e Lampadina,  dell’infermiera  Gillette  e  di  Nana  la  cana. Del  suo  universo,  insomma,  il solo che conosce. Almeno  finché  un  giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. 

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